OMELIA PER LA XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
TEMA: IL CANCELLO STRETTO
CURA DI: DON. JUSTIN NZEKWE
OMELIA DI DOMENICA 21 AGOSTO 2022
Come cristiani, tutti i nostri sforzi sulla terra saranno inutili se non cooperiamo abbastanza con la grazia di Dio per essere salvati. La domanda che qualcuno rivolge a Gesù nel Vangelo di oggi è molto importante: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Questa domanda può anche significare: “Saranno tutti salvati?”. Tuttavia, tutti sono invitati al regno di Dio, ma non tutti sono disposti ad accettare l’invito. Il modo in cui ciascuno di noi trascorre la propria eternità è una decisione personale. Dio non ci obbliga ad accettarlo, ma dà a ciascuno di noi un’uguale opportunità e le linee guida che ci permetteranno di essere salvati. Ma sorprendentemente, coloro che erano ultimi diventeranno primi e coloro che erano primi diventeranno ultimi. Questo perché il cammino verso il regno di Dio non tollera chi smette di sforzarsi. Dio si ricorda solo del nostro sforzo attuale e dimentica il nostro passato di peccatori ogni volta che ci pentiamo con tutto il cuore. È molto sbagliato smettere di sforzarsi quando si è ancora in vita solo perché si pensa di aver fatto abbastanza sforzi molti anni fa e che ora sia il momento di rilassarsi. Ricordate che nessun corridore in pista smette di correre finché non taglia il traguardo. Gesù ci avverte nella lettura del Vangelo di oggi dicendo: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Chiedendoci di entrare per la porta stretta, ci sta dicendo di prepararci fisicamente e spiritualmente se vogliamo entrare nel regno di Dio. Dobbiamo essere pronti a passare attraverso il processo di purificazione del nostro corpo e della nostra anima per essere degni del regno di Dio. Passare per la porta stretta significa attraversare il cammino delle difficoltà, dei dolori, delle delusioni e delle tentazioni. La porta stretta significa crocifiggere il nostro egoismo e la passione per il peccato. Dio pensa sempre al nostro bene, anche se a volte lo fraintendiamo. Egli sa che abbiamo molto da guadagnare se andiamo in cielo, rispetto a quello che abbiamo da guadagnare quando siamo sulla terra. Ed è per questo che a volte ci permette di passare attraverso le sofferenze temporali per prepararci alla gloria futura.
La seconda lettura della lettera agli Ebrei ci dice che “il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio. È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati”. La disciplina di Dio è simile alla prescrizione del medico, che a volte è dolorosa e amara, ma porta a un risultato migliore. Se permettiamo a Dio di purificarci, Dio sarà orgoglioso di riconoscerci come suoi figli. Sarà disposto e pronto a risponderci ogni volta che lo chiameremo con le preghiere. Perché è sempre stato il progetto di Dio di riunire a sé tutti i suoi veri figli, affinché i suoi figli possano sperimentare la sua gloria nell’ultimo giorno, quando non ci saranno più sofferenza, malattia, dolore e morte. In questa santa messa preghiamo Dio affinché ci conceda la grazia di seguirlo con tutto il cuore, in modo da avere il privilegio, alla fine della nostra vita, di essere tra i pochi che si salveranno.